PIXEL #2 - LA STORIA DI FRANCESCO CAROTTI
LA STORIA DI FRANCESCO CAROTTI
Mi chiamo Francesco Carotti e sono nato a Terni il 24 Marzo 1976, la città dell'acciaio e dell'industria incastonata nel cuore verdeggiante dell’Umbria. Già da bambino ero un appassionato del regno digitale, in particolare il campo di calcio in tutte le sue forme che siano reali o virtuali.
Nel mondo del Pro Club, visto i miei lunghi anni di esperienza sia come player che come admin di competizioni, sono abbastanza conosciuto come il Ninja, soprannome che deriva direttamente dal mio ID della playstation CSV Il_Ninja.
Co-fondatore del CSV Ceneri, una squadra virtuale che milita nella serie E regionale della LND rappresentando con orgoglio l'FC Rieti 1936, la squadra di calcio della mia provincia di residenza.
Muovendo i primi passi in questa modalità ricordo ancora i primi giorni, le interfacce goffe, le connessioni lente, le personalizzazioni limitate, Pro Club era un'idea nascente, un diamante grezzo che aveva bisogno di essere lucidato.
Il primo club dove ho giocato si chiamava AS Ultras RM che purtroppo oggi non esiste più, per andare poi a fare esperienza nel PSG (Pareissangennar) e negli Immortals, squadre ancora presenti nel mondo virtuale. Pochi anni dopo insieme ad un mio compagno di squadra di nome Luca, abbiamo fondato il CSV Team. Gli sviluppi ed alcune vicende personali dei miei collaboratori mi hanno portato a rifondare il club insieme all’ex allenatore del Team Amelia, per arrivare poi insieme a Simone a fondare il CSV Ceneri.
Il CSV Ceneri è stato un turbinio di emozioni. Abbiamo festeggiato le vittorie della promozione, agonizzato per le battaglie per la retrocessione e pianto gli innumerevoli mancati successi. Ma quello che mi è rimasto più impresso fino ad adesso nel mondo del Pro Club è quello che è successo quando giocavo nel PSG.
Viene da noi a provare un ragazzo Giovanni come portiere. Fin da subito, la sua eccezionalità è evidente, nonostante la sua condizione di diversamente abile. La sua abilità nel ruolo è sorprendente, tanto da impressionare l'allenatore Bruno che decide ingaggiarlo immediatamente, vedendo in lui un valore aggiunto per la squadra e un esempio di forza e determinazione.
Non posso negare che, a volte, ci ha fatto arrabbiare non poco. Quei momenti in cui, preso dalla stanchezza, si addormentava tra i pali durante la competizione, ci costavano cari. Subivamo dei goal facili, goal evitabili, che ci facevano imbestialire, soprattutto quando eravamo vicini alla vittoria. Era frustrante vedere i nostri sforzi vanificati da un suo momento di sonno. Lui chiedeva scusa e ci diceva che era stato scartato da tutti i club dove aveva provato proprio per questo motivo.
Ma nonostante tutto la squadra aveva raggiunto una maturità diversa dagli altri e tutti volevamo bene a Giovanni, per noi era un esempio di vita e di forza, era diventato per noi qualcuno da seguire. Il destino poi ha voluto che questa persona è venuta a mancare e per noi Giovanni ormai era un amico, un fratello, ed ha lasciato un vuoto che se ci penso ancora oggi sinceramente mi emoziono.
Vorrei finire il mio racconto sensibilizzando tutti coloro che giocano questa modalità facendogli capire che a volte non rispettiamo chi abbiamo davanti pensando che è un solo un gioco, trascurando il fatto che le emozioni comunque sono reali.